venerdì 26 febbraio 2010

Da un altro Blog...traduzione di un discorso dell'ex PM australiano John Howard

Oggi vagavo in internet in un momento di pausa e ho letto un discorso interessante e attuale, visto le nuove norme australiane in materia di immigrazione, che andranno a ridurre il numero di permessi di soggiorno disponibili per anno a causa della crisi e della conseguente scarsità di posti di lavoro.

L'Australia è uno di quei Paesi, democratici, che ha sempre attuato una politica dell'immigrazione molto severa. Nonostante sia in pratica un continente, infinitamente più grande dell'Italia e molto più disabitato, ha da sempre legato l'immigrazione al lavoro, e sempre in quantità limitata.
Nel 2008 il decreto flussi italiano aveva previsto 170000 ingressi. Ingressi previsti in Australia quest'anno, 190000. Non commento sulla proporzione (o sproporzione) tra ampiezza del territorio italiano e ampiezza del territorio australiano perché è evidente.

L'Australia è riuscita comunque a diventare un Paese in cui un quarto dei suoi abitanti deriva da popolazione immigrata, ma le regole severe e l'immigrazione controllata le hanno permesso di non incorrere in alcun allarme sociale derivante da grossi numeri di popolazione ingestibili ed in difficoltà. Nessuna periferia in rivolta come in Francia o Svezia insomma...

Leggevo dunque questa traduzione di un discorso di John Howard in un blog in cui mi sono imbattuta per caso...e ve la posto più sotto perché è interessante.

Gli ultimi fatti di Via Padova a Milano mi pare abbiano mostrato qualcosa che alcuni idealisti non vogliono ancora vedere...il problema non è che gli italiani sono razzisti, semplicemente perché NON sono razzisti. Il problema è che queste sacche di popolazione emarginata non potranno fare altro che esplodere. Perché se non c'è lavoro non si mangia, e se non c'è tranquillità economica ed educazione ci sarà solo una zona senza legge, in cui le varie comunità si scontrano, in una guerra dei poveri.
Dove ci sono grandi numeri, la tendenza è alla formazione di ghetti in cui si tramandano le abitudini di vita dei Paesi di provenienza, non in cui ci si integra nella società del Paese di arrivo. E con integrazione intendo la condivisione dei principi di base della comunità di arrivo, non certo quella in cui è la società di questa a doversi adattare agli immigrati. Tale atteggiamento sarebbe lo stesso di una situazione in cui invitiamo a pranzo degli amici e questi pretendono che ci adattiamo a quello che vogliono mangiare loro perché altrimenti si offendono. Qualcuno anche fra i più idealisti di sinistra caccerebbe fuori gli ospiti o li inviterebbe a ringraziare per il pranzo offerto e a mangiare, o sbaglio?

Ora, perché chi vede queste cose dovrebbe essere razzista?

Vi posto il link al blog dove si può leggere il discorso dell'ex premier australiano e due articoli di informazione sulla situazione australiana.

Discorso dell'ex premier
http://www.hurricane_53.ilcannocchiale.it/2008/03/16/larrocco_del_premier.html

Descrizione della situazione australiana
http://archiviostorico.corriere.it/2009/maggio/19/IMMIGRAZIONE_AUSTRALIA_OMBUDSMAN_DEI_CLANDESTINI_co_9_090519097.shtml

Riduzione delle quote
http://www.italiansinfuga.com/2009/02/23/laustralia-riduce-il-flusso-migratorio-causa-crisi/

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