giovedì 11 marzo 2010

Piccolo riassunto in linguaggio semplice per non addetti ai lavori

Tempo di elezioni regionali in Italia. Come sempre, la campagna elettorale si è svolta con grandi polemiche. Questa volta, si è trattato di questioni burocratiche.

Prima di potersi presentare come simbolo sulle schede elettorali, per legge i partiti devono raccogliere un certo numero di firme, circa 2000, che dimostrino che tale partito ha una base elettorale tale, da poter essere presente e votato sulle schede elettorali. Legge molto contestata in passato da diversi partiti storici, come i Radicali, che pur avendo una base elettorale consolidata, hanno spesso avuto difficoltà nel raccogliere le firme. I Radicali quindi propongono da anni una revisione delle leggi elettorali con la abolizione dell’obbligo di presentare le liste da parte di partiti che già si fossero presentati una volta alle elezioni regionali o politiche.

Questa volta è accaduto che venissero escluse in prima battuta le liste del PDL in Lombardia e Lazio. Il PDL è il partito di governo che viene dato nei sondaggi a circa il 40% dell’elettorato nazionale. Nella regione lombarda ha vinto le elezioni regionali durante le ultime 3 tornate elettorali, con circa il 60% dei voti ogni volta. Nel Lazio la candidata Renata Polverini proveniente dal sindacato, veniva data, negli ultimi sondaggi prima del caos burocratico, come vincente anche se di poco sulla candidata dell’opposizione Emma Bonino.

Il sistema in Italia è sostanzialmente bipolare. Questo significa che alle elezioni si deve sostanzialmente scegliere tra due grandi listoni, uno del centro-destra e uno del centro-sinistra.

Improvvisamente dunque, scoppia il caso liste. Prima vengono escluse le liste del PDL in Lazio, poi in Lombardia. I Radicali, sostenuti dal centro-sinistra, contro ogni loro precedente proposta e critica presentano ricorsi contro le liste PDL con l’intento di escluderle per irregolarità burocratiche. Gli eletti e gli elettori del PDL si sentono traditi dalla esclusione del loro partito dalle elezioni e scoppiano le polemiche.

Il problema vero è che, senza le liste del centro-destra, i cittadini non hanno possibilità di scelta sulle schede elettorali. Tutto ciò, soprattutto in Lombardia dove il 60% della popolazione sostiene il governo, viene visto come un attacco alla democrazia e alla possibilità di scegliere il proprio governo regionale.

Il centro sinistra, l’opposizione in Italia, decide di sostenere l’esclusione delle liste del PDL, adducendo motivi di legalità e in pratica sostenendo delle elezioni in cui sulle schede non vi fosse possibilità di scegliere fra almeno due coalizioni.

In Lombardia il candidato governatore, Roberto Formigoni, sostiene la regolarità delle sue liste mentre in Lazio viene affermato che i Radicali abbiano impedito la consegna nei tempi utili delle liste, facendo confusione davanti all’ufficio elettorale di Roma.

A questo punto interviene il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, vecchio militante del Partito Comunista Italiano. Afferma che l’esclusione delle liste del maggiore partito del Paese dalle elezioni non è sostenibile e dunque sostiene la promulgazione di un decreto che interpreti la Legge vigente spiegando l’intenzione del Legislatore nel richiedere le liste e l’applicazione della Legge relativa e dunque spingendo verso l’accoglimento delle liste nelle due regioni.

L’opposizione, soprattutto Di Pietro dell’IDV, non accetta il decreto e decide di indire una manifestazione di piazza. Lo slogan è quello di difendere la democrazia contro un governo golpista. La realtà è che vanno a manifestare per il “diritto” di potersi presentare alle elezioni come unici candidati. Un po’ strana come difesa della democrazia. Assurdo il fatto che i Radicali, dopo anni di battaglie contro la burocrazia che uccide la possibilità di libero voto, ora manifestino a favore dell’applicazione di cavilli per escludere gli unici avversari. Sembra che in Italia per la sinistra la democrazia abbia strani significati.

Veramente singolare. Abbiamo una nuova definizione di democrazia. Non più elezioni in cui il popolo ha la massima possibilità di scelta ma elezioni in cui la scelta non esiste. Se questo non viene permesso...è un regime. Sempre secondo la sinistra italiana.

Impariamo sempre qualcosa di più sulla vera natura della democrazia secondo sinistra. Quella sinistra che continua a sostenere la non democraticità del partito di Silvio Berlusconi spargendo la voce in tutto il mondo, crede che democrazia siano delle elezioni in cui vi è un solo simbolo sulla scheda, il loro. Forse è il caso di farsi qualche domanda.

Al momento in cui scrivo in Lombardia sono state riammesse le liste del partito di Berlusconi, dopo che la magistratura ha riscontrato l’esclusione non motivata. Nel Lazio invece la lista è ancora esclusa.

Gli ultimi sondaggi danno in risalita però di due punti la lista del centro-destra di Berlusconi in Lazio e in caduta di mezzo punto quella del centro-sinistra. Forse la ragione è che gli elettori vogliono potere scegliere e non vogliono che la sinistra, che si ammanta di democrazia, scelga per loro prima delle elezioni.

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